La crisi esistenziale può colpire chiunque ed in qualsiasi momento durante la vita di ciascuno di noi. Sono tante le cause di questa tipologia di crisi: per esempio è sufficiente imbattersi in un episodio drammatico e la crisi investe il nostro io provocando piaghe incancellabili. Al protagonista del romanzo è accaduto proprio così: i comportamenti altrui, in questo caso riprovevoli e tragici, lo hanno coinvolto dopo qualche passo più in là del mezzo del cammin di sua vita. Prima però egli ha convissuto a lungo con la crisi d’identità, quella affettiva di padre e di coniuge e quella sociale di giudice, affermato ed in piena ascesa in carriera. Consapevole fin da sempre del fatto che la sua vita si spreca in futilità, compromessi ed ovvietà dell’esistenza quotidiana, dopo un evento nefasto che lo lascia stordito, reagisce abbandonando la sua famiglia che vive in sicurezza sociale da sempre. La vita è una sola! Perché spenderla dunque secondo volontà altrui? Per sottrarsi all’ovvietà della vita quotidiana, scompare, abbandonando la famiglia nell’agiatezza, senza lasciare più traccia di sé. Si rifarà una propria vita, non nella locuzione comune del termine…ma pagherà un prezzo troppo alto per le colpe che la storia gli attribuisce.
Dopo aver corso a tratti, arrivò trafelato al mulino. Per stancarsi e consegnarsi al sonno senza pensieri. Sarebbe andato a dormire subito dopo la doccia ed il sonno, che, da quando si era abituato alle consuetudini dell’isola, aveva guadagnato il significato di un respiro lungo, che, in un micron di minuto, lo riportava al giorno dopo, riconsegnandolo nelle mani di una vitalità travolgente. La gente aveva accettato in silenzio la sua presenza ed egli, con discrezione, né aveva accettato, oltre alla causa, anche le conseguenze. Oggi, per un insieme di ragioni, a dir poco fuori dal comune, avrebbe voluto trovarsi subito all’alba di domani. Sotto il fascio di luce tenue della falce di luna, appesa sopra la collina, vide le ombre delle pale del mulino a vento disegnarsi fra le rocce e la sabbia verso la spiaggia, mentre nell’aria si propagava un leggero brusio dell’onda di risacca. La bassa marea si stava avvicinando al suo punto d’inversione di tendenza. Si diresse in mare. Dopo aver cambiato idea sulla doccia, si spogliò nudo prima di immergersi, per una lunga nuotata nell’acqua tiepida. Prima di ritirarsi nella sua nicchia da letto, minuscola, sotto la scala di pietra quasi diroccata, che conduceva in cima alla torre del mulino, restò per un po' all’aperto ad asciugarsi all’aria dolce in quella prossima notte del settembre, tipica nei brusii e per gli odori dei mari del sud. Assaporò per intero un brivido di fresco attraverso il corpo e non avvertì le altre ombre furtive dietro i cespugli e gli alberi, ai piedi della collina, che si avvicinavano sempre di più in modo cauto.
…La sensazione di benessere che provò, dopo essersi immerso nell’acqua limpida, gli fece intuire che Dio aveva nascosto in quei luoghi una particalla di paradiso... "E' come la felicità, pensò, non trovi dove la cerchi. Ti capita e basta. Non te lo spiegherai mai il fatto fortuito".
Franco Tarducci: Che dire di lui? Ben poco sotto il profilo letterario. Da molti anni coltiva la sua passione per le lingue, la lettura, la musica, il giardinaggio e, naturalmente, per la scrittura, tanto da accatastare diversi manoscritti per i quali, timidamente, si si sta per proporre agli editori. Età? Tanti anni, ma in fondo, non è ma troppo tardi.