Dopo aver corso a tratti, arrivò trafelato al mulino. Per stancarsi e consegnarsi al sonno senza pensieri. Sarebbe andato a dormire subito dopo la doccia ed il sonno, che, da quando si era abituato alle consuetudini dell’isola, aveva guadagnato il significato di un respiro lungo, che, in un micron di minuto, lo riportava al giorno dopo, riconsegnandolo nelle mani di una vitalità travolgente. La gente aveva accettato in silenzio la sua presenza ed egli, con discrezione, né aveva accettato, oltre alla causa, anche le conseguenze. Oggi, per un insieme di ragioni, a dir poco fuori dal comune, avrebbe voluto trovarsi subito all’alba di domani. Sotto il fascio di luce tenue della falce di luna, appesa sopra la collina, vide le ombre delle pale del mulino a vento disegnarsi fra le rocce e la sabbia verso la spiaggia, mentre nell’aria si propagava un leggero brusio dell’onda di risacca. La bassa marea si stava avvicinando al suo punto d’inversione di tendenza. Si diresse in mare. Dopo aver cambiato idea sulla doccia, si spogliò nudo prima di immergersi, per una lunga nuotata nell’acqua tiepida. Prima di ritirarsi nella sua nicchia da letto, minuscola, sotto la scala di pietra quasi diroccata, che conduceva in cima alla torre del mulino, restò per un po' all’aperto ad asciugarsi all’aria dolce in quella prossima notte del settembre, tipica nei brusii e per gli odori dei mari del sud. Assaporò per intero un brivido di fresco attraverso il corpo e non avvertì le altre ombre furtive dietro i cespugli e gli alberi, ai piedi della collina, che si avvicinavano sempre di più in modo cauto.
L'isola di domani - Incipit

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