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Da dietro mi sono sentito toccare alla spalla sinistra. Era mamma Angelina. Non ho avvertito neanche un fruscio, nell’avvicinarsi.  …Era venuta alla mia ricerca, per il troppo tempo trascorso fuori dal suo controllo. Solo ieri l'altro ci siamo trasferiti nel rifugio allestito sotto la vigna di Gigio de Dunnì.
Non sono riuscito a distogliere lo sguardo dalla scena davanti l’aia, prima di abbandonare il nascondiglio. Due sgabelli su cui sedevano sbragati gli uomini minacciosi e nonno Checco  in piedi davanti a loro mesceva i continuazione vino con ampi gesti di braccia.
Mi sono ribellato nel tentativo di mamma di trascinarmi via…non potevo fare altrimenti. Abbiamo dovuto percorrere il sentiero verso le pendici della collina in cima alla quale si svolgeva la scena, per non  essere visti.
Il rifugio è stato ricavato in un valloncello naturale che finiva a strettoia fra due terreni limitrofi coltivati a frumento. Sono servite appena poche travi, appoggiate ai bordi dell’avvallamento, del frascame ben intessuto e stuoie. Sopra è stato steso uno strato leggero di terriccio. Nell’intenzione dei capi famiglia, il rifugio doveva servire ad ospitare gente in previsione di bombardamenti prossimi. Le truppe nemiche erano in ritirata. E noi, a quanto sentivo dire, ci trovavamo  nella vallata fra il crinale del montefanese e quello di Filottrano- San Biagio. Cioè fra l'incudine ed il martello.